L'associazione "a/simmetrie" si prefigge un arduo compito che è quello di analizzare appunto le asimmetrie economiche, per spiegare il concetto è più facile fare un esempio, l'introduzione della soluzione "austerity" per risolvere i problemi economici legati alla crisi, che oramai da 5 anni attanaglia ferocemente tutta l'EUROPA, è una soluzione adottata a causa di un'analisi asimmetrica del fenomeno "debito pubblico", si è voluto vedere solo le responsabilità in capo allo Stato debitore senza considerare che a fronte di chi ha contratto un debito, c'è anche un creditore che è stato poco accorto nel concederlo o magari in mala fede, poiché ha erogato il prestito, portando lo Stato in questione in una spirale di continui rinnovi con conseguenti aumenti dell'interesse, nell'intenzione di incastrare l'incauto debitore in una spiarle di strozzinaggio e conseguente dominazione delle sue politiche economiche successive a uso e consumo dello stato debitore.
Sto seguendo con interesse gli studi di questa associazione, di cui vi invito caldamente ad andare a vedere il blog, e proprio a questo scopo questo articolo conterrà la relazione per sommi capi di una delle conferenza tenutosi dall'associazione nel corso di quest'anno.
Dopo i saluti di rito, che hanno compreso un comprensibile sfogo della Prof. Anna Morgante, Presidente della Scuola di Scienze Economiche, Aziendali, Giuridiche e Sociologiche dell’Università "G.d'Annunzio" di Chieti-Pescara, nei confronti di tutti coloro che nell'intento di sminuire il lavoro di Bagnai e di tutti quegli economisti come lui, che in quanto liberi pensatori e non legati a nessun gioco di potere, non riscuotono le simpatie delle lobby culturali, spacciano l'Università "G. D'Annuzio" per una succursale della bocciofila di Canicattì, il convegno si è aperto con l'intervento del Prof. Vincenzo Scotti, Presidente della "Link Campus University" di Roma, organizzatore insieme alla D'Annunzio del convegno, che ci ha spiegato che manca una visione d'insieme nell'UE, che impedisce nei localismi e relativi egoismi di parte di creare un vero progetto di integrazione tra nazioni , visioni antiquate che prevalgono su quelle più progressive, visto anche che le grandi Università e con esse la cultura economica di questo paese, restano legate a preconcetti che difficilmente si riesce a superare. E' possibile ascoltar l'intervento integrale quì di seguito:
E finalmente entriamo nel vivo dell'argomento con l'intervento del Prof . Alberto Bagnai, Docente di Politica Economica, Università "Gabriele d’Annunzio" di Chieti-Pescara, che spiega di cosa parla l'associazione "a/simmetrie", di cui abbiamo ampiamente parlato in precedenza. A seguire l'intervento completo.
La relazione introduttiva al convegno è stata fatta dal Prof. Paolo Savona, Emerito di Politica Economica presso l'Università LUISS Guido Carli di Roma, che entra subito in polemica con la posizione della Bocconi, paragonando l'Università "G. D'Annunzio" alla scuola di Chicago che si confrontò nella metà degli anni '70 con l'intellighenzia culturale economica dell'epoca di stampo keynesiano, a cui si contrapponevano le teoria dell'allora sconosciuto ai più Milton Friedman, con le sue teorie neoliberiste, mentre oggi accade il contrario. L'euro e l'Europa così come sono stati creati e perpetrati non piacciono al Prof. Savona e non ne ha fatto mistero. La via economica all'Europa è chiusa secondo Savona, che ha appena partecipato al simposio di Cernobbio appena finito, dove tutti gli interventi manifestavano la convinzione che la ripresa sia già ampiamente in atto, per cui le politiche fin'ora portate avanti, sono state considerate più che adeguate e quindi che su questa falsa riga si debba continuare ulteriormente, inoltre il capo dei consiglieri economici della Merkel ha dichiarato apertamente che la Germania neppure dopo le elezioni cambierà registro e manterrà rigidamente la sua precedente posizione. La sensazione per il Prof. Savona è stata che non ci sia spazio né per un futuro abbandono della moneta unica, né per la possibilità di modificare la politica fiscale fin'ora considerata valida. unica speranza per l'uscita dalla moneta unica rimane quindi la via giuridica (che sarà poi meglio esplicitata dal successivo relatore Prof. Guarino), a confermare questa realtà è anche il fatto che anche il fronte tedesco favorevole a uscire dall'euro per la Germania (ovviamente non per gli stessi nostri motivi) si sta trasferendo alla via giuridica. 136 economisti tedeschi e uomini di cultura, guidati da Manfred Neuman, uno dei principali economisti tedeschi attuali, hanno firmato un documento dove si dichiara che l'OMT fatto da Mario Draghi, deve essere dichiarato incostituzionale, invitando la corte costituzionale tedesca a bollare questi interventi.
La via economica può essere ancora una utilizzata solo se, a parere di Savona, si creerà una ulteriore perdita di mercato nella filiera della PLASTICA, unica a crescere dell'8% a livello mondiale, quindi più dell'alluminio, e di tutte le materie prime, compreso il petrolio. Infatti in questo settore sta entrando prepotentemente la Cina, che ha acquisito un 21% a fronte del 20% di tutta l'Europa compresa la Germania, questo potrebbe portare per evitare di essere completamente scalzati dal settore, che le nazioni europee creino una vera unione, dove si ritorni a una politica industriale collettiva che porti alla fusione di settori come quello bancario, informatico, ecc. Oggi esistono 27 sistemi informatici, uno per ogni paese europeo e sono impossibili da integrare, lo stesso vale per quello bancario e alla via così. Altrimenti unica alternativa è cercare di uscire dalla moneta unica (con somma felicità di noi tutti), attraverso la via giuridica che nel prossimo intervento verrà meglio spiegata, ma consiglio anche un bell'articolo del blog di ORIZZONTE 48 (questo è il link: http://orizzonte48.blogspot.it/2013/09/non-si-puo-uscire-dalleuro-secondo-i.html)
Il prossimo intervento del Prof.Giuseppe Guarino, Emerito di Diritto Amministrativo presso l'Università degli Studi "La Sapienza" di Roma, inizia con interessante riferimento a un monito di Obama fatto lo scorso anno, che parlò di come alla decadenza europea sono legati non solo gli Stati Uniti , ma anche la Cina. Se l'Europa non compra gli States sono in difficoltà perché è il secondo compratore dopo gli stessi Stati Uniti e la Cina, ma con minimo distacco, inoltre se l'Europa non compra dalla Cina, la Cina non compra dagli USA. Per cui l'effetto si trasmette a tutto il mondo.
Per il Prof. Guarino è essenziale capire la causa della depressione che ha colpito l'Europa, è la motivazione del fenomeno si può rilevare nell'analisi dei dati statistici di lungo periodo Europei. Nei "Pocket World In Figures 2013" dell'ECONOMIST sono presenti dati preoccupanti, nella classifica della crescita mondiale, mentre nel periodo tra 1990 e il 2000 nessun paese europeo era presente tra i paesi peggiori al mondo, nel successivo decennio ( 2000-2011) sono 13 i paesi Europei presenti. L'Italia è al terzultimo posto, la Germania al 10° e la Francia al 14°. Il mondo cresce al 4,5-5%, mentre i paesi Europei sono in 13 tra i peggiori al mondo in fatto di crescita (per approfondimento vedi anche questo articolo: http://glvart.blogspot.it/2013/02/il-pocket-world-in-figures-2013.html)
Oggi il mercato globalizzato corrisponde alla conquista del Far West in America, ma mentre dietro alla conquista del West c'era un governo politico a controllare questo sviluppo, si regolò chi era ammesso a partecipare e come, il mercato globalizzato non ha controllo per cui se ci dovesse essere un tracollo del sistema (come del resto già c'è stato) questo diventa ingovernabile (come del resto è già successo) e l'Europa contribuisce a creare pericolo secondo il professore.
Il sistema Europea è nato da un contratto, tra i tre maggiori paesi Europei Francia, Italia e Germania, a cui si unirono America e Inghilterra. I tre paesi che dal 1950 al 1991 erano stati i primi nel mondo per crescita, la media di crescita dei 40 anni suddetti fu per l'Italia del 4,6%, la Francia lo stesso e la Germania del 4,05% (notare che dopo l'entrata nell'euro invece ci hanno superato gradualmente), questi paesi hanno rinunciato non solo alla sovranità monetaria ma anche anche alla regolamentazione della disciplina interna (è dimostrato che le direttive di diretta applicazione nei vari paesi ormai sono la maggioranza). All'epoca sugli orientamenti prevalse Monnet su Skinnet, orientamento che considerava l'Europa non ancora pronta per un'unione compiuta quindi si cominciò a creare le istituzioni europee una dietro l'altra con l'intento successivo di dare una sistemazione organica. Dopo gli shock petroliferi però la finanza internazionale perse corpo e i paesi furono costretti ad arginare l'instabilità dei cambi con l'introduzione della proposta Barr, che ha gettato i presupposti per la futura unione monetaria, in fatti prevedeva nel 1990 la chiusura della procedura e l'introduzione della moneta unica. La cosa importante da rilevare con forza è che il contratto su cui si fonda l'Unione Europa si stabilisce la rinuncia all'autonomia dei singoli in forza di una certezza di crescita futura, armoniosa e sostenibile. Il presupposto della crescita è IMPRESCINDIBILE per il rispetto dei trattati, altrimenti la stessa UNIONE EUROPEA diventa inutile. Nel momento in cui la presenza di una moneta unica non garantisce più il presupposto della crescita, non ha senso di esistere neppure più il trattato e dopo l'introduzione dell'euro la crescita nei paesi che l'hanno adottato si è rallentata fino a fermarsi negli ultimi anni, con l'arrivo della crisi economica. La disciplina comune fu rappresentata da quella degli STATI c.d. SENZA DEROGA (sarebbero gli stati migliori, che hanno passato l'esame a pieni voti, i più forti), con pari dignità di quelli c.d. CON DEROGA (cioè gli Stati più deboli, liberati per questo dagli adempimenti più gravosi). L'obiettivo della crescita fu lasciato agli Stati membri perché l'Unione non aveva mezzi propri, ma viveva di mezzi fornitigli da questi, infatti i Fondi EUROPEI a disposizione degli Stati membri sono meno di quello che hanno versato per creare l'Unione, nei fondi concessi sono presenti anche le spese di creazione dell'Unione e i fondi messi a disposizione per i paesi più deboli. Come realizzare l'obiettivo della crescita è una decisione che spetta al singolo Stato, sulla base della propria POLITICA ECONOMICA (specificato dall'art. 102 del trattato di Maastricht). Lo Stato ha diritto ad avere una propria politica economica in quanto con essa produce crescita contribuendo così all'Unione e fornendogli i fondi. Unico strumento rimasto allo Stato (che non possiede più la possibilità di fare manovre sui cambi, ne manovrare la propria moneta, non può fare inflazione controllata o dare aiuti alle imprese per specifica disciplina del trattato) per adempiere all'obiettivo primario dell'Unione è l'INDEBITAMENTO (nella misura del 3% di deficit annuale e 60% di debito totale massimo come previsto dall'art. 104/c del trattato)
Inoltre il Professore fa notare che l'euro che oggi è stato adottato dai vari paesi non è l'euro che era stato previsto dai trattati ( di Maastricht prima e di Amsterdam poi e infine il trattato di Lisbona), ma quello descritto da un regolamento, il 1446/97 (indovinate chi è stato il commissario che ha firmato questo regolamento, si proprio lui MARIO MONTI), che poi è diventato il presupposto per il successivo regolamento denominato FISCAL COMPACT, che limitava l'unico strumento lasciato agli Stati membri dal Trattato di Maastricht per adempiere all'obiettivo primario dell'Unione, cioè la crescita, imponendo infatti il PAREGGIO di BILANCIO a medio termine (tra l'altro lo Stato non può decidere neppure i tempi del rientro perché come è noto è la Commissione Europa a decidere in quanto tempo lo stato deve raggiungere il suddetto pareggio) si elimina in questo modo l'ultimo strumento che viene lasciato agli Stati per poter contribuire alla crescita dell'Unione, cioè l'indebitamento, mettendo in discussione tutto il senso dei trattati. Per cui definire EURO questa moneta adottata dagli Stati è una truffa per via del fatto che si basa su un regolamento che è stato firmato 3 mesi prima del trattato di Amsterdam, che quindi abrogherebbe il suddetto regolamento e invece riafferma i principi del trattato di Maastricht. Senza contare che il pareggio di bilancio imposto, vanifica l'obiettivo di tutti i trattati che consiste nel favorire la crescita dei vari Stati, rendendo nullo qualsiasi patto.
....(continua)
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