La presenza di invitati d'eccellenza proveniente da tutta l'Europa ha reso l'evento particolarmente interessante, tanto che sono accorse persone da tutto il paese, riempiendo la sala in ogni ordine di posti e compresa la parte che ha seguito l'evento in streaming direttamente da casa, si sono superati i 700 partecipanti.
Il pomeriggio del sabato ha visto prevalentemente la presenza di relatori stranieri, il primo, Joao Ferreira Do Amaral, dell'Istituto superiore di Economia di Lisbona, che ha rappresentato con dovizia di particolari e dati statistici la situazione del Portogallo, dall'inizio della crisi ad oggi. A seguire l'accorato intervento di Alberto Montero Soler, dell'Università di Malaga, che ha invece descritto la situazione spagnola comparandola con quella dell'Italia, della Grecia, del Portogallo e Irlanda. Entrambi concordi sul fatto che il cambiamento della politica economica della Germania, che ha rivolto verso l'export fuori dall'Eurozona il grosso del suo reddito nazionale, riducendo da una parte la sua domanda interna e dall'altra il suo export verso i paesi Europei, ha portato a politiche del lavoro tese a ridurre il salario medio e a favorire la competitività d'impresa all'interno e dall'altra ad imposizioni di politiche di austerità dissanguanti nei confronti dei paesi che fino a poco prima erano considerati quote di mercato dove operare. Entrambi erano assolutamente concordi anche sul fatto che la soluzione migliore per i loro rispettivi paesi era quella di uscire dall'euro, visto che una moneta unica troppo forte ha rappresentato la causa prima della riduzione delle esportazioni e conseguente riduzione delle produzioni di beni da esportare, concentrando la produzione sui beni per il mercato interno. D'altro canto la circolazione dei capitali favorita dalla moneta unica ha incrementato la domanda interna talmente tanto che la produzione di beni sia in Portogallo che in Spagna non è stata sufficiente a soddisfarla, per cui sono aumentate le importazioni, causando una situazione di deficit nella bilancia commerciale e ad un aumento dell'inflazione, che a sua volta ha provocato un aumento del debito pubblico. La storia la conosciamo bene perché è accaduto lo stesso anche nel nostro paese. Unico punto su cui gli economisti dissentivano era il come uscire dalla moneta unica, il Portoghese propendeva per un'uscita concorde con tutti i paesi dell'Eurozona, compresa la Germania, considerando l'uscita unilaterale troppo pericolosa, con l'avvio quindi di una transizione graduale, che porterà il Portogallo a un rientro temporaneo nello SME, con una banda di fluttuazione del 15%, prima di rientrare di fatto nella moneta nazionale. Al contrario l'economista spagnolo considerava come unica possibilità la rivoluzione sociale, visto che a suo parere la Germania, mai collaborerebbe a un'uscita pacifica dalla moneta unica, anche in considerazione del fatto che, a causa di un sopravvenuto problema demografico interno, necessita di approvvigionarsi all'esterno di manodopera specializzata, che sta selezionando in tutta l'Europa, in particolare nei paesi che a causa della crisi hanno visto riprendere con forza il fenomeno dell'emigrazione.
Particolarmente toccante è stato l'intervento di Grigoriu Panagiotis, un blogger Greco, che ha descritto un paese ridotto allo stremo, ostaggio degli estremismi di destra e del menefreghismo dei partiti più moderati, viaggiare ormai allo sbando più totale, indebolito irreversibilmente dalle politiche disastrose di austerità che gli sono state imposte dalla Troika. Panagiotis, antropologo di calibro oltre che blogger, ci ha spiegato il cambio di paradigma imposto dalla Germania alla Grecia, che ormai è l'ha ridotta completamente al rango di colonia tedesca.
In conclusione del pomeriggio di sabato, l'intervento di un giovane filosofo, Diego Fusaro, che ci ha spiegato la sua teoria di come i nostri giorni rappresentino la totale realizzazione del concetto di capitale inteso in senso marxista. L'odierna politica, completante spogliata della sua funzione decisionale, è stat asservita al volere del mercato globale e dell'egemonia economica. Il concetto di MERCANTILISMO ASSOLUTO e di liberismo assoluto si esplica nella mercificazione di ogni cosa, tutto diventa merce e anche il lessico comune si adegua. Cessano di esistere destra e sinistra poiché l'agire di entrambe è omologato alla ratifica di quello che vogliono le egemonie finanziarie e il mercato globale. (continua)
(a seguire la continuazione dell'articolo nella descrizione degli interventi di Domenica mattina e poi nella conclusione della tavola rotonda dedicata all'impatto della crisi economica sul mondo dell'informazione)
Particolarmente toccante è stato l'intervento di Grigoriu Panagiotis, un blogger Greco, che ha descritto un paese ridotto allo stremo, ostaggio degli estremismi di destra e del menefreghismo dei partiti più moderati, viaggiare ormai allo sbando più totale, indebolito irreversibilmente dalle politiche disastrose di austerità che gli sono state imposte dalla Troika. Panagiotis, antropologo di calibro oltre che blogger, ci ha spiegato il cambio di paradigma imposto dalla Germania alla Grecia, che ormai è l'ha ridotta completamente al rango di colonia tedesca.
In conclusione del pomeriggio di sabato, l'intervento di un giovane filosofo, Diego Fusaro, che ci ha spiegato la sua teoria di come i nostri giorni rappresentino la totale realizzazione del concetto di capitale inteso in senso marxista. L'odierna politica, completante spogliata della sua funzione decisionale, è stat asservita al volere del mercato globale e dell'egemonia economica. Il concetto di MERCANTILISMO ASSOLUTO e di liberismo assoluto si esplica nella mercificazione di ogni cosa, tutto diventa merce e anche il lessico comune si adegua. Cessano di esistere destra e sinistra poiché l'agire di entrambe è omologato alla ratifica di quello che vogliono le egemonie finanziarie e il mercato globale. (continua)
(a seguire la continuazione dell'articolo nella descrizione degli interventi di Domenica mattina e poi nella conclusione della tavola rotonda dedicata all'impatto della crisi economica sul mondo dell'informazione)